YÁNEZ, Fernando (1475-1536)

La Mancia ha visto nascere figure immaginarie, come Don Chisciotte, e illustri persone in carne e ossa. Una di queste è Fernando Yánez di Almedina, pittore cresciuto alla luce del Rinascimento italiano e “folgorato” dall’arte di Raffaello e di Leonardo da Vinci.



Le sue opere, in effetti, hanno una composta eleganza leonardesca e un raffaellesco senso d’equilibrio compositivo. Yánez, però, non è un semplice imitatore dei maestri italiani. In un modo tutto suo, egli “accorcia le distanze” fra l’opera d’arte e lo spettatore introducendo elementi di quotidianità nella scena dipinta e rendendola, così, più vicina alla vita reale.

UCCELLO, Paolo (1397-1475)

Nella Firenze del Quattrocento bastava essere un buon artigiano per campare dignitosamente. La fioritura artistica della città dava lavoro ad architetti, pittori, scultori ma anche a mosaicisti, orafi, vasai, ebanisti ecc. Paolo Doni, soprannominato Paolo Uccello, in gioventù fece parte della numerosa schiera dei lavoratori impegnati ad abbellire la “culla” del Rinascimento.



Lui però non s’accontentava di fare l’artigiano: voleva distinguersi e, sfortunatamente, ci riuscì. Essendo dotato di “sofistico ingegno”, racconta Giorgio Vasari, “si dilettò sempre di investigare faticose e strane opere nell’arte della prospettiva”. Paolo Uccello, in effetti, riuscì ad eccellere in tale arte ma trascurò di imprimere forza espressiva alla figura umana. Giunto in età avanzata, s’intestardì a cercare soluzioni prospettiche avanzate e tale ricerca “lo tenne povero et intenebrato sino a la morte”.

QUAST, Pieter Jansz (1601-1647)

Le incerte notizie biografiche su Pieter J. Quast dicono che egli nacque a L’Aia e che fu membro della locale corporazione dei pittori. Lavorò come incisore, fu disegnatore su pergamena e dipinse più per diletto che per mestiere.



Le poche tele che ci ha lasciato testimoniano una straordinaria capacità di narrare per immagini, unita a uno spiccato sense of humour. Simili a caricature, i suoi quadri evocano la corrosiva attenzione per le debolezze umane del grande Hieronymus Bosch (1450-1516).

MAAS, Nicolaes (1634-1693)

Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606-1669) dovette vedere del buono nel giovane Maas, venuto apposta da Dordrecht ad Amsterdam per diventare suo allievo. Rembrandt lo prese con sé a bottega e gli insegnò a dipingere alla sua maniera. Gran parte dei lavori di Maas, in effetti, ha lo stesso calore dorato che scaturiva dal pennello del grande maestro. Col passare degli anni, però, Maas cambiò la propria tavolozza raffreddando i colori.


Lo ricordiamo soprattutto per i ritratti, accesi e vigorosi, dove talvolta brilla un’ironia quasi caricaturale. Siamo piacevolmente sorpresi dal realismo degli interni, dal gaio splendore degli oggetti, dall’esattezza fotografica dei dettagli. Ma non è tutta arte quella che luccica.

JANSSENS, Abraham (1576-1632)

Nativo di Anversa, si formò alla scuola barocca italiana. Gli anni di studio trascorsi nella nostra penisola gli diedero fama di pittore raffinato contribuendo alla sua affermazione in patria. Fu, in effetti, artista di grande levatura tecnica e di eccezionale vigore espressivo.


Si distinse tanto nella pittura sacra quanto in quella a tema mitologico. Se non fosse stato contemporaneo di Peter Paul Rubens (1577-1640), gli storici dell'arte lo avrebbero considerato il più grande pittore fiammingo del suo tempo.

HACKERT, Jakob Philipp (1737-1807)

Nato a Prenzlau, nel Brandeburgo prussiano, Jakob P. Hackert imparò l’arte pittorica dal padre, studiò alla Akademie der Künste poi si mise a viaggiare per l’Europa. Nel 1768 si stabilì in Italia, fissando dimora a Roma e a Napoli.



A Napoli, dove divenne pittore di corte, dipinse una pregevole serie di vedute. La pittura di paesaggio, in effetti, è il suo lascito artistico migliore benché la critica, spesso, lo abbia accusato di creare opere “prive di poesia” e povere di afflato spirituale.

FABRITIUS, Carel (1622-1654)

Alle 10 e un quarto del mattino del 12 ottobre 1654 il centro di Delft fu devastato dall’esplosione d’un magazzino di polvere da sparo. La forza dello scoppio fu tale che centinaia di persone rimasero uccise o ferite. Tra le vittime ci fu anche un pittore che, a quell’ora, stava dipingendo un ritratto.



Carel Fabritius, questo è il nome dello sventurato artista, era stato allievo di Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1606-1669) ed era un eccellente ritrattista, paesaggista e pittore di scene sacre e mitologiche. Padrone delle regole della prospettiva, disegnava architetture elaborate e creava stupefacenti effetti di tridimensionalità usando con maestria la tecnica del chiaroscuro.