UCCELLO, Paolo (1397-1475)

Nella Firenze del Quattrocento bastava essere un buon artigiano per campare dignitosamente. La fioritura artistica della città dava lavoro ad architetti, pittori, scultori ma anche a mosaicisti, orafi, vasai, ebanisti ecc. Paolo Doni, soprannominato Paolo Uccello, in gioventù fece parte della numerosa schiera dei lavoratori impegnati ad abbellire la “culla” del Rinascimento.



Lui però non s’accontentava di fare l’artigiano: voleva distinguersi e, sfortunatamente, ci riuscì. Essendo dotato di “sofistico ingegno”, racconta Giorgio Vasari, “si dilettò sempre di investigare faticose e strane opere nell’arte della prospettiva”. Paolo Uccello, in effetti, riuscì ad eccellere in tale arte ma trascurò di imprimere forza espressiva alla figura umana. Giunto in età avanzata, s’intestardì a cercare soluzioni prospettiche avanzate e tale ricerca “lo tenne povero et intenebrato sino a la morte”.